sabato 15 settembre 2012

Emozioni & sogni ad Eurobike 2012


Sono sempre speciali gli attimi che precedono una partenza, anche solo per un weekend fuori dalla solita routine. Lo sono ancor di più una volta riusciti a chiudere (magari a fatica) la propria valigia con la speranza di aver preso tutto o quasi, anche se, nonostante abbiamo controllato più e più volte che non mancasse nulla, sappiamo già nel momento in cui chiudiamo la porta che qualcosa avremo sicuramente dimenticato. Appuntamento alle ore 14:00 sotto casa mia con Alfredo, Federico e Sergio; impostiamo il navigatore sulla destinazione Bregenz (Austria), la nostra base di partenza verso una delle fiere di biciclette più importanti al mondo: Eurobike 2012 presso Friedrichshafen, Germania.
Ci aspettano circa 5 ore di auto prima di arrivare a destinazione e con Federico, ansioso di arrivare a destinazione prima possibile, riusciamo a contrattare per le soste in Autogrill (almeno 2, soglia minima a norma di legge.. e vescica). La sosta in Autogrill è quasi un rito quando si viaggia, talvolta la fai anche se non ti serve; è curioso, a volte penso che ci si dia quasi appuntamento, provate a pensare quando andate a vedere un concerto, una manifestazione sportiva, oppure partite la domenica mattina all’alba per andare a sciare: immancabilmente ci si ritrova tutti nello stesso posto!


Sergio titubante sull'affidabilità dei suoi navigatori

Alfredo, l'organizzatore della gita ha in pugno la situazione..

Il viaggio scorre piacevolmente, grazie all’ottima compagnia dei soggetti in questione; uniche note negative oltre al costo folle dei caffè elevetici, il maltempo che incombe sul nostro weekend ed il flash dell’autovelox che dovremmo esserci presi nel bel mezzo della Svizzera (o forse era come con gli scatti che ti fanno nei parchi giochi - vedi Gardaland - dove al termine del giro in giostra puoi decidere se acquistare la foto oppure soprassedere. Solitamente si sceglie la seconda opzione).

Arrivati a Bregenz all’ora di cena e trovato l’albergo, con Federico che ormai da una  mezz’ora abbondante non proferiva parola per via della fame che lo attanagliava (ed io sulla sua stessa scia), sistemiamo i bagagli ed usciamo alla spasmodica ricerca di un ristorante. L’albergo è carino, molto pulito e l’ambiente appare piuttosto tranquillo.



C’è da dire che la località in cui siamo, seppur turistica perchè si affaccia sul lago, non offre molte scelte in termini culinari, ne di svago.

 

l'arrivo in albergo
 
La nostra scelta alla fine ricade su un ristorante greco, adesso si che il weekend può avere inizio!!
 








Cena a lume di candela & birra..
 
 
La sveglia suona per Eurobike

Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino allora a vedere la colazione sarebbe bene fare ritorno a letto...
 

E’ arrivato il giorno tanto atteso, Eurobike 2012 apre le porte a tutti per mostrare a tutto il mondo le novità per la stagione 2013.
Nell’entrare dentro gli stand si rimane attoniti se s’incontrano da subito marchi come Nukeproof, con bici dalle linee e colori accattivanti, capaci di attirare l’attenzione anche del più insensibile e senza cuore ciclista metropolitano. Qualche anno fa, prima che nascesse e crescesse questa passione nel sottoscritto, vedendo persone imbambolate e sbavanti di fronte ad una bicicletta lei avrei immediatamente paragonate a quelle persone che parlano con i loro cani, dei veri e propri matti. Dopo qualche anno, con un cane in famiglia e due mountain bike acquistate, posso autodefinirmi matto perché oltre a parlare con il cane sbavo attonito davanti a bici di questo genere.
 

 

Per via della mia poca cultura ciclistica (Sergio direbbe 'inesistente') seguo come un’ombra Sergio il nostro ‘storico’ della mountain bike, o se volete lo ‘Sgarbi delle due ruote a pedali’ e poi  a seguire Federico ed Alfredo che comunque sembrano due bambini per la prima volta a Disney Land.
Lo stand della GT è difficile da definire a parole. Le bici esposte sono di una bellezza da mozzar il fiato. Tra di noi c’è chi ha davvero la pelle d’oca nell’osservare da vicino tanta bellezza e stile nei dettagli.
Da far perdere la testa questa GT  esposta, la Fury World Cup, con la quale Rachel Atherthon ha gareggiato nella Coppa del Mondo in Scozia a Fort William. Guardala scheda tecnica.

 

Sensazioni simili le ho provate anche allo stand Specialized; come segnalato da Sergio forse vi erano esposte troppe biciclette, probabilmente sarebbe stato meglio dare spazio a poche bici, valorizzandole maggiormente, le mountain Specialized devono apparire come un qualcosa difficile da conquistare e per questo sembrare quasi irraggiungibili. Difficile anche districarsi in mezzo al groviglio creatosi per via della folla accorsa allo stand.

 




Va detto comunque che di fronte al modello 2013 della mia bici mi sono sciolto in un brodo di giuggiole ed i brividi ammetto che li ho provati, e come!
Mi rendo conto che le tentazioni sono tante, infinite, e le occasioni in cui risultava facile perdersi ancor di più! Se da un lato Sergio spaziava anche fra gli stand di abbigliamento, Federico come un bambino nel reparto giocattoli lo trovavi a trafficare con gli arnesi del mestiere; per non parlare di Alfredo, andato in crisi mistica nello stand Cannondale.
Fede ha già pronta la sua lettera a Babbo Natale
 
Lasciamo ancora un po’ di spazio a loro, le uniche e vere protagoniste della giornata:



 
 
Prima di andare a pranzo si fa tappa allo stand X-Fusion, dove Fede incontra Hary Savoi di BSC e qui chiaramente siamo tagliati fuori in quanto i discorsi iniziano a farsi seri per davvero.

Il pranzo non lo definirei proprio squisito però ci serve per riempire lo stomaco e rilassarci per una buona mezz’ora dopo una mattinata intensa. Ci troviamo all’esterno, esattamente al centro della fiera in mezzo a tutti i padiglioni. Guarda la mappa.
Anche qui ci sono una marea di esposizioni di bici ed abbigliamento oltre ad una pista dove poter assistere a delle belle evoluzioni sia di mtb che bmx.. tutto molto cool!
evoluzioni in pista
Alfredo & Fede in maglia rosa


Prima di ripartire per tornare all’albergo non ci facciamo scappare l’occasione di provare le city bike con pedalata assistita (EPAC Elettric pedal assisted cycle), biciclette dotate di batterie al litio che grazie al loro motorino elettrico, con impatto sull’ambiente pari quasi a zero (l’impatto ambientale è riconducibile meramente allo smaltimento dei materiali), permettono di coprire distanze notevoli con minor tempo e decisamente meno sforzi da parte del ciclista urbano che deve raggiungere il posto di lavoro. Decisamente una delle più belle invenzioni per la mobilità cittadina, contribuendo ad abbattere fortemente il livello di emissioni di PM10 nelle nostre città.
Al termine della fiera riprendiamo la strada per Bregenz dove ci aspetta la nostra ultima serata prima del rientro. Titanica è stata l’impresa per trovare un posticino dove mettere qualcosa sotto i denti. Tanti ristoranti chiusi e dopo circa un’ora girovagando in auto troviamo una sorta di trattoria-birreria in stile austriaco e prenotiamo per le 21.30; praticamente tutta la popolazione della provincia si trovava qui, forse anche perche uno dei pochi ristoranti aperti.
 
 
 
 
Fra un migliaio di battute e qualche birra la serata scorre piacevolmente..





 








E’ giunto il tempo di fare ritorno in Italia dopo aver fatto un pieno di bici e passione in un bel weekend trascorso fra amici. Continuate a pedalare e a seguirci su queste ‘frequenze’…

 
 


venerdì 3 agosto 2012

In piedi sui pedali e sentirsi come Peter Pan


Quante volte siamo rientrati a casa con la carogna sotto i piedi, dopo una giornata di lavoro nella quale abbiamo ‘fatto a pugni’ con i soliti problemi della vita quotidiana: il computer sempre guasto, il collega scansafatiche, il capo ufficio lunatico o il cliente maleducato.. davvero troppe!! Alcuni di noi riescono a farsi scivolare il tutto non appena varcano l’uscita dell’ufficio, altri invece rimuginano fino a prendersela con l’incolpevole telecomando di casa o con la sedia che non avrebbe dovuto essere in quella stramaledetta posizione al momento dell’impatto con la nostra tibia.
Uno dei pochi rimedi che abbiamo allora, se non si ha la fortuna di abitare sopra ad un centro benessere in periodo di saldi, è quello di inforcare la nostra bicicletta per un paio di ore, lontano da quei problemi quotidiani assillanti; ecco che, in meno di cinque minuti, tutti i pensieri cattivi svaniscono, compreso il collega scansafatiche, il capo ufficio lunatico ed il cliente maleducato. Siamo solo noi con la nostra cara amica, che troppo spesso ormai ci ‘salva’ dalle noie di tutti i giorni per trasportarci in un mondo pressoché magico, capace di far tornare ognuno di noi bambino.
Come descrivere la sensazione che si prova nel sentire il vento accarezzarci il volto mentre tutto ciò che ci circonda sembra che rallenti, con noi che ci muoviamo a più del doppio della velocità?
 
Immaginiamo adesso di trovarci a pedalare in salita su una stradina di montagna, all’interno di un bosco; la fatica inizia a sentirsi ma siamo ormai al termine della scalata, intorno a noi una natura meravigliosa e siamo quasi pronti e godercela al cento per cento non appena la strada spianerà.

Siamo finalmente arrivati in cima alla salita, ne approfittiamo un attimo per prendere fiato e rilassare un po’ i muscoli, di fronte a noi c’è un falsopiano che ci permette di prepararci alla discesa con tutta tranquillità. D’improvviso l’istinto del bambino che è in noi ci dice di alzarci sui pedali e, per gioco, zigzagare per un breve tratto; leggeri come l’aria ci lasciamo trasportare dalla nostra compagna di viaggio, chiudiamo gli occhi per un attimo, li riapriamo e la sensazione che ci coglie è come quella di volare. In un istante la nostra bicicletta si è fatta ancora più leggera, come sparita, ci stiamo muovendo sospesi nell’aria all’interno di un bosco proprio come Peter Pan nell’Isola che non c’è!
L’amore per la bici credo sia dovuto anche a questo, alla riscoperta del bambino che è in ognuno di noi. Sappiamo già quanto possa essere preziosa in città, in quanto ci permette di evitare stress inutili e costi sempre più insostenibili. Sappiamo anche quanto possa fare bene alla salute, perché costituisce un sano modo di muoversi, con buona parte di noi costretti a lavori sempre più sedentari. Ma l’emozione forse più bella la cogliamo nel momento in cui, anche solo per un istante, la nostra bici ci permette di tornare bambini e come loro stupirsi e meravigliarsi delle cose più semplici della vita, ma proprio per questo le più belle.

venerdì 25 maggio 2012

Canada, la bicicletta come stile di vita (terza parte)

Alla riscoperta di Vancouver

Il rientro a Vancouver è come tornare a casa, mi sento ormai parte di questa città e, viste le comodità (non relative all’ostello che definirei ‘essenziale’, quanto piuttosto la dislocazione in centro dello stesso) ritorno al solito posto ‘Same Sun’ in Grenville Street. Non ve l’ho svelato nei post precedenti, una curiosità di questo posto sta nella password di accesso al dormitorio;  se verrete da queste parti, una volta pagato per le notti di permanenza, vi verrà detta a voce e scritta in un foglio la password di 4-5 caratteri che ogni giorno sarà variata. Le parole di accesso erano immancabilmente delle parolacce, logicamente comprenderete la mia difficoltà a rimanere seri in quei frangenti ogni volta che il ragazzo o ragazza alla reception ti ‘insulta’ nel momento in cui ti conferma la password, molto divertente.

la bici a volte si trasforma in fonte di puro divertimento
Vista la giornata di sole c’è da approfittarne e mi reco dapprima presso il Museum of Anthropology per immergermi nella storia dei Nativi americani; il museo si trova presso l’Università della British Columbia e passando fra i campus universitari oltre ai turisti che accorrono per venire al museo, si incontrano giovani studenti a zonzo, tanti in bicicletta. Poi vi sono altri soggetti che sfruttano la nostra amica a due ruote non solo come mezzo di trasporto ma come ‘trampolino’ per il puro divertimento..




A metà pomeriggio vado verso l’area rinnovata dalle scorse olimpiadi invernali, qui si trova  il Vancouver Convention Centre, dove potrete ammirare l’originale scultura dell’Orca a ‘mo di Lego e potrete fare due passi lungo la passeggiata circostante piena di cafe’ e ristoranti; un’area davvero bella dove chiaramente la bicicletta è la benvenuta, viste le ampie piste ciclabili e l’area pedonale; quando sarete esausti dopo le quintalata di fotografie scattate potrete rilassarvi e prendere il sole sulle comode sdraio lungo la passeggiata.
alcune immagini nell'area del Convention Centre di Vancouver
 

queste aree sono il sogno di ogni ciclista urbano




il sole si specchia sulla città di Vancouver
 

Il giorno successivo faccio conoscenza con i miei nuovi compagni di stanza, tre ragazzi americani sui 20 anni, venuti in auto da Seattle per il weekend per avere un primo ‘assaggio’ del Canada. Insieme a loro ci rechiamo in auto in uno dei quartieri più belli e storici di Vancouver, Gastown. Oggi è Domenica e, senza saperlo, ci ritroviamo nel bel mezzo della festa dei Vigili del Fuoco di Vancouver, fra sfilate, spettacoli, dimostrazioni che coinvolgono anche i più piccoli ed esposizioni degli automezzi dei pompieri. Gastown rappresenta un po’ la storia di Vancouver in quanto storico centro del commercio cittadino,  colpito a fine 800 da un incendio che distrusse praticamente tutto, poi ricostruito. Simbolo e icona di questo quartiere è ovviamente lo Steam Clock, l’orologio a vapore, che fu costruito e progettato per coprire una grata  di sfiatamento dell’allora sistema di riscaldamento.
lo Steam Clock
american friends











uno spettacolo nello spettacolo!
Insieme ai ragazzi americani vado a pranzare in un ristornate e al termine ci salutiamo in quanto purtroppo  devono già far ritorno a Seattle, il loro primo weekend canadese sta per volgere al termine.
Nel primo pomeriggio ne approfitto per tornare allo Stanley Park per godermi maggiormente il parco in una così calda giornata di sole. Durante il tragitto in autobus, che dal centro città porta verso la fermata dello Stanley, faccio conoscenza con alcuni ragazzi e ragazze di un gruppo studi qui a Vancouver; il gruppo è ben nutrito e i ragazzi arrivano da tanti angoli del Pianeta:  Europa, America del Sud e persino il Giappone. Chiaramente anche la rappresentanza italica non può mancare! Arrivati al parco, nei pressi della statua di Stanley, ci sdraiamo lungo il prato e dalle borse e zaini dei ragazzi escono frutta, snack, pane e nutella e così capisco che è arrivato il momento tanto agognato della MERENDA, yuppi! Non solo le persone ma anche la statua del vecchio Stanley è contagiata dalla mitica finale che vede proprio la squadra di hockey di casa affrontare Boston in questi giorni per contendersi il trofeo che porta proprio il suo nome, Stanley Cup. Vancouver in queste settimane è proprio impazzita per l’hockey, lo si sente nell’aria, ed anche questi persone, venute a festeggiare il compleanno di una loro amica, hanno proprio l’aria scanzonata in sella alle loro stilose biciclette. Incuriosito ed estasiato mi avvicino a loro con la mia macchina fotografica, chiedo prima il motivo di questo ‘raduno vintage’ e mi viene detto appunto che si festeggiava un compleanno di una loro amica; dopo essermi tolto queste curiosità chiedo loro gentilmente se potevo immortalarli in qualche foto e ancor più gentilmente mi rispondono di si, mettendosi pure in posa, fantastici!
Con il gruppo di ragazzi (ormai compagni di merenda) conosciuti quest’oggi ci scambiamo i numeri di telefono e ci diamo appuntamento in serata per un aperitivo ed andare tutti insieme al cinema.
l'ora della merenda!


Un post a parte, o forse un blog, andrebbe fatto solo ed esclusivamente per questi 'vintage bikers', stupendi! oggi per festeggiare il compleanno di una ragazza del gruppo si sono agghindati a dovere..





  ..e fra i grattacieli del centro ecco il Davie Village, un orto - giardino gestito in comune fra le persone, bellissimo!


Vancouver Island & Victoria


E’ di nuovo arrivato il momento di lasciare Van per un’altra interessantissima destinazione, Vancouver Island e la città di Victoria. Capitale della British Columbia, Victoria (circa 80.000 abitanti) è molto caratteristica e di stile anglosassone, very british.
Partenza con il solito autobus dalla stazione principale, questa volta però bisogna starci giusto il tempo di uscire dalla città e raggiungere il porto da dove prendere il traghetto che porta alle varie destinazioni per Vancouver Island. Salito sul traghetto vedo imbarcarsi una schiera di ragazzi con le ormai inconfondibili divise dei Canucks, la squadra di hockey di Vancouver, e per un attimo mi sento quasi come perseguitato in quanto in ogni luogo c’è sempre qualcosa che evoca questa finale (indovinate che partita di hockey si giocherà questa sera?). La bellezza della città di Victoria lascia sbalorditi, mi prendo giusto il tempo per cercare un nuovo ostello per lasciare la mia roba e torno quanto prima fra le vie del centro; dopo aver preso confidenza con il centro storico e scattata qualche foto durante il tramonto cerco un pub per andare a cenare e guardare gara 4 della finale di NHL. Sfortunatamente per loro la partita viene persa e ciò significa che la prossima gara sarà quella decisiva e verrà disputata proprio a Vancouver fra due-tre giorni; adesso che ci penso in quei giorni sarò nuovamente a Vancouver prima di ripartire per Montréal, si prospetta una luuunga serata.
 Avrei potuto decidere di trascorrere il giorno seguente a spasso per la città, facendo shopping e comprando le solite ‘schifezze-regalo’ fatte apposta per alleggerire le tasche dei turisti e che hanno poco di veramente tradizionale e tipico – Non che non ci sia mai cascato anzi, però quest’oggi la voglia di camminare all’aria aperta ed il richiamo della montagna aveva raggiunto ormai il livello di guardia. Sebbene la parte più ‘selvaggia’ e forse più bella si trovi a nord dell’isola, verso la località di Tofino, dove fra l’altro c’è un altro bike park (troppo distante per i miei soli due giorni di permanenza qui), ho comunque voglia di immergermi nella natura e così chiedo consigli alla reception dell’ostello ed ottengo anche una mini mappa sui posti più vicini in cui fare escursioni. Grazie ai consigli di alcune persone del posto ed alla ormai nota cordialità dei Canadasi raggiungo facilmente il Goldstream Provincial Park, un parco  molto bello attorno ad un’area montuosa a sud di Victoria. Chi capitasse da queste parti e vuole farsi una gita fuori porta consiglio vivamente di visitare quest’area, a circa 40 minuti di autobus (due cambi) dalla città di Victoria.
Inizio la camminata e vengo immediatamente colpito dalla vegetazione e dalla bellezza dei sentieri all’interno del bosco e sebbene non sia dotato di pollice verde (nemmeno l’alluce direi) riesco ad apprezzarne i profumi ed i colori degli arbusti e dei fiori, così diversi dai nostri ma incredibilmente belli.

 

Durante la salita è davvero difficile non fermarsi ad ammirare il paesaggio e scattare qualche fotografia ed è bello vedere come non sia il solo oggi qui a godersi le bellezze di Madre Natura. Incontro per primi una coppia di ragazzi già di ritorno dalla cima che stanno scendendo di corsa cimentandosi in un trail running; successivamente, approssimandosi alla vetta, incontro altre persone che come me stanno scalando come delle lucertole la parete di roccia che si è presentata di fronte e che ci permetterà di arrivare in cima, nulla di impossibile e anzi molto divertente!

Arrivato in cima alla montagna, oltre alle foto di rito che devono essere scattate in posti come questi, con montagne da una parte e l’oceano che quasi ci circonda, una cosa che mi piace fare ogni volta è quella di 'cercare' l’energia che arriva dalla montagna, basta chiudere gli occhi per qualche secondo, respirare profondamente per poi riaprirli dopo qualche istante; è una sensazione bellissima che vi risarcirà in qualche modo di tutta la fatica che avete fatto per arrivare sin qui e, allo stesso tempo, mi piace pensare che sia un modo per entrare in stretta sintonia con essa (la montagna) e quindi con la Natura.

Prima di tornare verso valle conosco due ragazze Renata e Tony molto simpatiche e friendly con le quali scambio due chiacchiere ed affrontiamo la discesa insieme; loro sono di Victoria e si offrono pure di darmi un passaggio in città, cosa chiedere di meglio???

In serata colgo il loro invito e vado nel pub in cui lavorano per cenare, bere una birra e scambiare quattro chiacchiere – un po’ mi spiace dover ripartire l’indomani.




L’ultima pazza notte  a Vancouver
Non sono nemmeno quindici giorni che sono in Canada e posso già dire di esser stato a Vancouver tre volte! questa volta il solito ostello è busy, colpa della finalissima di NHL che si terrà proprio questa sera qui allo stadio di Vancouver e per un colpo di fortuna riesco a trovare posto praticamente dall’altro lato di Grenville Street, al HI Vancouver (è una catena di ostelli disseminata un po’ in tutto il Canada, fra l’altro sia a Whistler che a Victoria sono stato proprio loro cliente) – quella di sta sera devo ammettere che sarà solo una permanenza di alcune ore in quest’ostello, più che altro un deposto bagagli, in quanto ho in programma di andare a vedere la partita fra la folla, vicino a Homer Street dove sono stati allestiti dei maxi schermi e quindi andando in giro tutta la serata per poi fare su arma&bagagli e recarmi all’aeroporto di Vancouver per l’ultima tappa a Montrèal in programma, una sorta di pit-stop prima del ritorno in patria. Sfortunatamente non riesco ad incontrarmi con i miei nuovi amici conosciuti la scorsa volta, colpa del caos cittadino per via della partitissima di hockey e così mi reco verso i maxi schermi per stare un pò in mezzo alla folla e guardarmi la partita.

 

Quello che succede durante, ma soprattutto dopo la partita è qualcosa di sconvolgente ed incredibile, per fortuna al termine del match, dove i Canucks sono usciti sconfitti da Boston, fiutando una cattiva aria mi allontano dalla folla di un isolato e cerco un ristorantino sushi per sfamarmi. Ciò a cui stavo assistendo al sushi bar nelle news in tv è qualcosa di allucinante, tifosi (o meglio cretini) che mettono a ferro e a fuoco la città e tutto questo nel luogo in cui mi trovavo qualche minuto prima; auto della polizia in fiamme, negozi distrutti, un sacco di esercizi commerciali stavano chiudendo, installando delle improvvisate barriere a protezione delle loro vetrine, veramente assurdo! Dopo aver digerito a fatica la cena, per quanto stavo vedendo, mi sale un tantino di ansia in quanto qualche problema logistico mi si presenta. Devo raggiungere l’ostello per prendere i miei bagagli ma:
 1. L’ostello si trova proprio nella zona isolata dalla polizia in cui i teppisti stanno ancora lottando con le forze dell’ordine, le quali hanno iniziato a lanciare gas lacrimogeni e circoscrivere la zona
2. Tutti i servizi pubblici (autobus, metropolitane, treni) sospesi
3. Devo raggiungere l’aeroporto per il check-in ed imbarcarmi e non sapendo quando si sarebbe calmata la situazione e quando i mezzi pubblici avrebbero ripreso il regolare servizio, leggermente agitato, chiamo il call-center della compagnia aerea per informarmi su eventuali voli successivi al mio.
Per fortuna tutto si risolve, nonostante il caos, i danni e la paura che c’è in giro per la situazione creatasi - sia chiaro questo non sposta di una virgola tutto le belle impressioni riguardo la cordialità dei canadesi che ho potuto veramente toccare con mano in questi giorni, conferma invece che la lingua più parlata al mondo non è il cinese, l’inglese e nemmeno lo spagnolo ma è quella dei cretini. Dimostrazione di senso di civiltà e voglia di mostrare a tutto il mondo che Vancouver non è ciò che è andato in scena l’altra sera viene dai suoi cittadini, che nei giorni seguenti dai più anziani ai più giovani hanno aiutato vigili del fuoco, forze dell’ordine e operatori ecologici e far tornare la città al quotidiano splendore. Leggi gli articoli.


Ultima tappa a Montréal
Mi restano ancora due giorni nella sempre magnifica Montréal, chiaramente trascorsi girando in centro con le bici del bike sharing cittadino (tra i meglio organizzati al mondo), oppure visitando insieme alla mia amica Mira Mont Royal in auto, il promontorio all’interno della città dove vedere dall’alto tutta la metropoli; Resta soltanto il belissimo giardino botanico con fiori e piante da tutto il mondo ed una passeggiata a pieti lungo il tracciato cittadino di formula 1, raggiungibile dal centro con l’autobus, su un isolotto a qualche minuto dal centro città.






Dopo esperienze del genere oltre ad arrabbiarti per come potrebbe essere (ma non è) nel tuo Paese, spesso impari anche ad apprezzare maggiormente le piccole (ma belle) cose che magari ogni giorno dai per scontato e che gli stranieri ancora ci invidiano. Per quanto mi riguarda, dal momento in cui ho messo piede sull’aereo per rientrare in Italia una delle primissime cose a cui ho pensato riguardava proprio il giorno in cui avrei fatto ritorno qui. Jasper National Park portrebbe essere un'ottimo motivo per tornarci, magari pedalando!

Canada, Usa, Italia, Irlanda, Regno Unito, Spagna, Giappone, Egitto, Australia, Croazia, Polonia, Brasile e Slovenia, queste sono tutte le nazionalità (forse ne ho dimenticata qualcuna) delle persone incontrate nei miei quindici giorni di viaggio; conoscere nuovi luoghi e persone, entrare in contatto con nuove culture e aprire i propri orizzonti, queste sono alcune delle cose più belle che ci portiamo a casa dopo ogni viaggio, ed hanno un valore inestimabile perché rimarranno sempre con noi.